Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, signora Ministro, gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici ringraziano per la fatwa che avete lanciato sulla categoria. Mi pare, infatti, che unica restituzione chiara e concreta di questa confusa cornice legislativa, che con presunzione avete chiamato “decreto concretezza”, sia il messaggio per cui i dipendenti pubblici, tutti, sono potenziali furbetti, pronti a cogliere l'occasione propizia per mettere in pratica quella naturale italica tendenza - questo fate intendere - a essere inutili e fannulloni oltre che assenteisti. E, allora, per prevenire questa naturale devianza si proceda, in modo imperativo e prescindendo da regole e norme italiane ed europee, come bene vi ha ricordato anche il garante Soro costringendovi quasi, insieme al nostro lavoro in Commissione, a inserire il principio della proporzionalità, con l'installazione di sistemi di videosorveglianza e insieme strumenti di controllo biometrico presso ogni singolo accesso di ciascuno degli enti e uffici in cui si articola la nostra Repubblica, a partire dai piccoli comuni che sono oltre il 70 per cento dei comuni italiani.
A questo proposito non posso ricordare quei piccoli comuni in cui nella maggior parte dei casi amministratori e dipendenti lavorano fianco a fianco per dare risposte alle aspettative dei cittadini, amministratori e dipendenti che spesso, troppo spesso, sono lasciati da soli e che laddove le risposte non arrivano diventano oggetto di atti intimidatori e di violenze. A questo proposito, signora Ministro, vorrei ricordarle che nel 2018 c'è stato un atto intimidatorio ogni quindici ore e per il 30 per cento gli atti intimidatori sono stati realizzati non dalla criminalità organizzata ma da cittadini incattiviti o disillusi - prendete appunti! - mossi da quella che il rapporto “Amministratori sotto tiro” definisce come la più grande fake news dei nostri tempi, quel “son tutti uguali” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che nel vostro “decreto concretezza” è declinato con “son tutti fannulloni” e che genera e diffonde rancore. Quindi, a partire dai piccoli comuni per arrivare a ciascun ufficio in cui si svolge l'attività quotidiana dei nostri dirigenti scolastici. Non oso immaginare quante volte ogni giorno dovranno sottoporsi a questi controlli i dirigenti che in reggenza gestiscono tre, quattro, cinque o sei istituti comprensivi dislocati spesso in territori difficili oltre che da un punto di vista sociale difficili quanto a orografia, viabilità e distanze. E meno male che a seguito del lavoro dei gruppi di opposizione avete sottratto da questi controlli gli insegnanti.
Ministra, ci domandiamo: ma perché sulla sacrosanta lotta contro l'assenteismo non avete scelto di proseguire, integrando, migliorando e rafforzando la relativa disciplina, il percorso tracciato attraverso la “riforma Madia”? Infatti, va considerato che il potenziamento del sistema dei controlli sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, con la possibilità, fra l'altro, delle ispezioni a campione condotte dal nucleo speciale anticorruzione della Guardia di finanza e attraverso l'introduzione di un procedimento rafforzato in flagranza di reato rispetto alla fattispecie della falsa attestazione di presenza al lavoro, entrambi introdotti dalla “riforma Madia”, ha prodotto buoni risultati, come attestato dal Dipartimento della funzione pubblica. Ministra, l'ispettorato della funzione pubblica - e non il PD! - dichiara che l'anno 2018 è stato al riguardo un anno record e non perché siano aumentati i furbetti del cartellino bensì in ragione di un notevole aumento dei controlli che hanno funzionato sia per perseguire i comportamenti scorretti sia come deterrente affinché gli scorretti non ponessero in essere comportamenti tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E invece no! Avete voluto introdurre il Grande Fratello per controllare tutti i dipendenti pubblici e sempre attraverso un approccio centralista e animato da diffidenza avete attribuito nuove prerogative ai prefetti rispetto al controllo dell'azione amministrativa degli enti locali, riportando indietro le lancette dell'orologio a dispetto di tutta la produzione legislativa ispirata alla Repubblica delle autonomie, di cui all'articolo 5, e declinata intorno a quel sacrosanto principio di equiparazione fra Stato, regioni ed enti locali, di cui all'articolo 114, e alla sussidiarietà quale criterio per la ripartizione delle funzioni e delle relative responsabilità rispetto alla cura dell'interesse pubblico.
Al riguardo non sfugge a noi, come non sfuggirà agli italiani, il cambio di pelle della Lega di Matteo Salvini, un partito nato nel territorio le cui pulsioni autonomiste hanno caratterizzato e anche contagiato una lunga fase politica della storia del nostro Paese sino a spingersi, in alcuni frangenti, a ipotizzare perfino svolte secessioniste. E ora, invece, indietro tutta: dall'abolizione delle prefetture e dal trasferimento delle competenze prefettizie a regioni ed enti locali, che a tutt'oggi campeggia nell'homepage del sito della Lega, ai super prefetti del “decreto Bongiorno” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Cosa è successo? Signora Ministro, è successo che oramai la retorica della propaganda sacrifica e piega ogni cosa, perfino il buon senso, e rispetto a questo provvedimento state sacrificando - e speriamo ancora che intervenga qualche illuminazione in attesa dell'ultimo passaggio al Senato - un ulteriore passaggio di innovazione e modernizzazione della pubblica amministrazione: state sacrificando la possibilità di farlo attraverso una seria e ampia discussione parlamentare, così come vi abbiamo chiesto e dimostrato con il lavoro fatto in Commissione e in Aula. Perdete voi e perde il Paese l'opportunità di continuare nel percorso di cambiamento della pubblica amministrazione in cui storicamente si annidano molte delle fragilità del sistema Italia, la pubblica amministrazione che nel contempo rappresenta una delle leve fondamentali per rilanciare la competitività del Paese, produrre equità e ridistribuire opportunità in tutti i contesti territoriali.
Infatti, signora Ministro, l'efficienza amministrativa si costruisce investendo sulle risorse umane, il fattore produttivo di maggiore rilevanza della pubblica amministrazione, la principale variabile su cui agire per costruire efficienza e competitività. I 3 milioni di dipendenti pubblici italiani non sono troppi. Diamo atto che questo è un luogo comune che non rappresenta più il nostro Paese. I dati OCSE incrociati con quelli della ragioneria dello Stato ci dicono che l'Italia è ultima fra i Paesi europei quanto a numero di dipendenti pubblici, 49 ogni mille abitanti, ed è penultima, con un quasi 15 per cento, quanto a numero di dipendenti pubblici rispetto al totale degli occupati. Gli stessi rapporti ci dicono anche che i nostri dipendenti pubblici sono i più vecchi, con 55 anni di media, e quelli meno scolarizzati.
Questi dati di per sé sono sufficienti per dirci qual è la strada da intraprendere per costruire efficienza nella pubblica amministrazione e entrambi i percorsi che adesso proverò ad indicarle poggiano e si costruiscono intorno al miglioramento della qualità dei servizi, perché un'altra cosa che è totalmente assente in questo provvedimento, anche a livello concettuale, è quella di cittadini. Non si capisce come mai il Governo del popolo non abbia citato una volta nel suo “decreto concretezza” sulla pubblica amministrazione il miglioramento della qualità dei servizi guardando ai cittadini come principali destinatari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, quindi, i due canali da intraprendere per migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'attività amministrativa sono l'investimento formativo professionalizzante e motivazionale sui dipendenti in servizio e il ricambio generazionale, con l'immissione nella pubblica amministrazione di giovani laureati formati con importanti competenze digitali e manageriali oltre a quelle previste per ciascuno dei ruoli da ricoprire. È con la formazione continua e con la riorganizzazione dei processi e delle risorse che si può innalzare il livello di qualità dei servizi e, quindi, migliorare l'accessibilità dei cittadini alla pubblica amministrazione. È con un grande investimento in assunzioni e stabilizzazioni dei tanti giovani bravi che già lavorano nella pubblica amministrazione che si può costruire efficienza amministrativa. Ma voi siete quelli che hanno detto “no” alle stabilizzazioni, che hanno detto “no” allo scorrimento delle graduatorie e, fra l'altro, in un comparto come quello della sicurezza che è la vostra bandierina e che hanno, attraverso la legge di bilancio 2019, bloccato assunzioni e concorsi sino alla fine di quest'anno. Insomma, signora Ministro, né concretezza, né lungimiranza, né prospettiva per la pubblica amministrazione e tanto meno per i cittadini e per le imprese.
Come ho detto già in altri momenti di discussione durante l'esame degli emendamenti, se ci va bene questo provvedimento non produrrà nulla. Siete un bluff che comincia a svelarsi nel Documento di economia e finanza che avete varato ieri sera e che si scoprirà completamente nei prossimi mesi: povero il nostro Paese. Per questo il mio gruppo voterà contro questo provvedimento.